Acidità dei tessuti e infiammazione

23 Novembre 2017 by Dr. Stefano Calogiuri0
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Acidità dei tessuti e infiammazione

Da molti anni si parla dei miracolosi benefici della così detta dieta alcalina. Questo tipo di dieta prevede il consumo di cibi ad effetto alcalinizzante sul nostro organismo, evitando accuratamente alimenti acidificanti. Uno dei primi sostenitori dell’importanza del pH nei processi fisiologici e nello sviluppo di patologie cellulari degenerative, in particolare dei tumori, è stato il premio Nobel per la medicina Dr. Otto Heinrich Warburg.

Il livello di acidità viene espresso da un indice denominato pH. Un pH uguale a 0 è completamente acido, un pH pari a 14 è del tutto alcalino o basico, mentre un pH 7 viene definito come pH neutro. Nel nostro corpo, abbiamo differenti livelli fisiologici di pH. Ad esempio all’interno dello stomaco, il pH è estremamente acido, circa 1,35-3,5, per meglio digerire i cibi. Il sangue è invece leggermente alcalino, con un pH che varia tra 7,35 e 7,45. Il pH del sangue arterioso è di circa 7,4, mentre quello del sangue venoso e dei liquidi interstiziali è di 7,35. La regolazione del pH extracellulare è indispensabile, in quanto il corpo non può sopravvivere con valori di pH inferiori a 6,8 o superiori a 8,0 . All’interno delle cellule il pH si aggira tra 6,0 e 7,4, con una media di circa 7,0 . Quando una cellula è danneggiata dalla mancanza di perfusione sanguigna o nel caso di un metabolismo accelerato, il pH intracellulare si acidifica compromettendo le funzioni cellulari (1).

Il nostro organismo è una macchina che produce costantemente acidi, a partire dal metabolismo cellulare fino a quello batterico (2). Il metabolismo del glucosio, dei trigliceridi e delle nucleoproteine, rilascia molecole acide come gli ioni idrogeno (H+) ed il diossido di carbonio (CO2). Anche il metabolismo batterico di alimenti male assorbiti come: carboidrati, proteine e grassi, risulta nella produzione di acidi (2). Il nostro corpo riesce a gestire in maniera molto efficace l’equilibrio del pH. Davanti ad un eccesso di acidi l’organismo utilizza come prima difesa le molecole extracellulari di bicarbonato. Successivamente interviene con l’aumento della respirazione per abbassare i livelli di CO2. Un altro meccanismo per tamponare il pH, prevede l’utilizzo delle proteine intracellulari e delle molecole di fosfato organico provenienti dal tessuto osseo. Come ultima misura per ridurre l’acidità, i reni combinano le molecole di ammoniaca (NH3) con gli ioni idrogeno creando ammonio (NH4), il quale viene eliminato tramite l’ urina.

La ricerca ha dimostrato che nei tessuti ischemici o infiammati, il pH può arrivare anche a valori di 5,4 (3). Un pH acido provoca dolore. I recettori del dolore, chiamati nocicettori, sono attivati da stati di acidità tissutale (4). L’acidità inoltre amplifica l’effetto delle molecole infiammatorie ed attiva le temibili bradichinine, i più potenti irritanti dei nocicettori. Un pH basso inattiva un enzima chiamato chininasi I, una molecola che blocca le bradichinine. In pratica, uno stato di acidità tissutale è un terreno fertile per il processo infiammatorio. Le bradichinine non solo generano dolore e gonfiore, ma avviano anche la produzione di metaboliti infiammatori come le prostaglandine, i leucotrieni ed i trombossani.

Le conseguenze di un pH acido interessano tutti i tessuti del corpo e conseguentemente influenzano anche i dolori alla schiena. In uno studio su pazienti affetti da radicolopatia lombare, un’ infiammazione delle radici spinali, sono stati rilevati bassi valori di pH in prossimità dei dischi intervertebrali. L’acidità dei tessuti in prossimità del nervo, non solo provoca dolore, ma danneggia precocemente i dischi ed aumenta la deposizione di tessuto fibroso intorno alla radice nervosa (5).

I fattori alimentari hanno un effetto determinante sulla modulazione del nostro pH. Alcuni cibi possono aumentare la produzione di acidi, mentre altri possono ridurla (6). In particolar modo le carni, così come le farine bianche, gli zuccheri ed i cibi processati, sono alimenti acidificanti. Dall’altro lato, la frutta ed i vegetali in genere, costituiscono una miniera di molecole ad effetto alcalinizzante (7).

In conclusione, un consumo prolungato di alimenti acidificanti, determina nel tempo cambiamenti degenerativi ai tessuti. Sfortunatamente, buona parte del mondo medico non pone sufficiente importanza a piccole variazioni nel pH fisiologico. A meno che un paziente non venga ricoverato per un acidosi metabolica acuta, la questione pH viene erroneamente spesso trascurata.

(1) Hall JE, Guyton 2011, Guyton and Hall Textbook of Medical Physiology, 12th edn, Saunders.

(2) Seldin DW, Giebisch GH 1989, The regulation of acid-base balance, Raven Press, New York.

(3) Willis WD 1992, Allodynia and Hyperalgesia, Raven Press, New York.

(4) Steen KH, Steen AE, Reeh PW. A dominant role of acid pH in inflammatory excitation and sensitization of nociceptors in rat skin, in vitro. The Journal of Neuroscience. 1995 May;15(5):3982-3989.

(5) Nachemsom A. Intradiscal measurements of pH in patients with lumbar rhizopathies. Acta Ortho Scand. 1969;40:23-42.

(6) Carrol H 1989, Electrolyte and Acid-Base metabolism: diagnosis and management, 2nd edn, Lippincott, Philadelphia.

(7) Orten J, Neuhaus O 1970, Biochemistry, 8th edn, Mosby, St. Louis.


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