I dischi intervertebrali
I dischi intervertebrali sono delle fibrocartilagini situate tra i corpi vertebrali. I dischi rappresentano fino al 30% dell’altezza complessiva della colonna vertebrale.
Le funzioni principali dei dischi sono:
- resistere le compressioni della spina dorsale
- trasmettere le forze da una vertebra all’altra
- assorbire stress meccanici eccessivi che possono danneggiare il rachide.
I dischi sono anche importanti, in quanto consentono un movimento intervertebrale fisiologico, in particolare nei movimenti di piegamento in avanti ed indietro (flesso-estensione) e nella flessione laterale. Queste cartilagini sono spesso considerate come gli “ammortizzatori” della colonna vertebrale.
Il disco intervertebrale è suddiviso in 3 parti: il nucleo polposo, l’anello fibroso e la cartilagine del piatto vertebrale.
Il Nucleo Polposo o “Nucleus Pulposus”, rappresenta fino al 50% della sezione del disco ed è localizzato centralmente. Questo nucleo, ha un contenuto semifluido ed è costituito prevalentemente da acqua (circa il 90%) e da fibre di collagene. Nel tratto cervicale e lombare i dischi hanno un volume maggiore e se sottoposti a pressioni eccessive, hanno maggiore possibilità di prolassare all’esterno, ovvero erniarsi, e danneggiare nervi e strutture adiacenti. La caratteristica del nucleo polposo è quella di deformarsi sotto pressione pur mantenendo il proprio volume invariato. Il nucleus pulposus, così come un palloncino d’acqua, ritorna infatti alla sua forma originaria subito dopo aver assorbito una pressione.
Con il passare degli anni ed a seguito di traumi, il contenuto d’acqua dei dischi tende a ridursi. Questo graduale processo chiamato “disidratazione discale”, da un lato provoca una maggiore spinale, dall’altro previene il rischio di gravi ernie discali.
L’Anello Fibroso o “Annulus Fibrosus”, costituisce la parte esterna del disco. Anche l’annulus ha un elevato contenuto d’acqua, fino al 70%, ma è molto più denso del nucleus pulposus ed ha una qualità di fibre di collagene più resistente. L’anello fibroso è formato da una ventina di “lamelle” concentriche che s’inseriscono sui piatti cartilaginei. La parte più esterna dell’anello è formata da fasce di collagene, chiamate “fibre di Sharpey”, che s’inseriscono nel periosteo (la parte più esterna dell’osso) delle vertebre adiacenti. Questa parte del disco è più vulnerabile posteriormente, come si nota dalla frequente presenza di ernie discali.
I piatti vertebrali cartilaginei separano i dischi dalle vertebre. Queste strutture hanno uno spessore di circa un millimetro e sono costituite sia da fibrocartilagine che da un altro tipo di cartilagine denominata “ialina”. Con il processo d’invecchiamento, i traumi e l’artrosi, questa cartilagine diventa irregolare ed è sostituita dal tessuto osseo.
I dischi nella loro parte esterna sono riccamente innervati e possono quindi provocare dolore se danneggiati. Tuttavia non tutti i processi patologici che coinvolgono il disco generano dolore. Nella maggior parte dei casi, il processo di degenerazione discale avviene in maniera lenta e silenziosa.
Fonti:
- Standring Susan 2008, Gray’s Anatomy: the anatomical basis of clinical practice , 40th edn, Churchill Livingstone, Edinburgh.
- White AA, Panjabi MM 1990, Clinical biomechanics of the spine , 2nd edn, Lippincott Williams & Wilkins.